Fronte di Liberazione Intellettuale: Domande Ricorrenti e Fatti

Sembrano semplici precisazioni. Ma da definizioni scorrette possono risultare naturali come conseguenza regole scorrette. Come dicono gli insegnanti di "vecchio stampo": calma e gesso.

Cosa è l'hardware (o materia, corpo)?

Cosa è la conoscenza (o informazione, software, spirito, anima)?

Chi è l'autore?

Cosa è la libertà intellettuale?

Cosa è la proprietà?

La Proprietà Intellettuale non esiste.

Non esiste la Pirateria del Software (o musicale o cinematografica)

L'accesso alla conoscenza è una primaria necessità dell'uomo.

Le leggi che regolano le limitazioni alla libertà intellettuale in vigore oggi sono sbagliate.

Le limitazioni alla libertà intellettuale non generano innovazione.

Non si può brevettare la conoscenza (il software).

Non è necessario limitare la libertà intellettuale per finanziare la creazione artistica e l'innovazione.

Il numero di brevetti o di articoli non sono per sè indici di innovazione.

Limitare l'accesso alla conoscenza non è mai un bene per i cittadini.

La legge 633 del 1941 è ora la legge per gli editori e per la SIAE, chiamarla "diritto di autore" è un eufemismo.

Generare nuova conoscenza non è molto costoso.

La ricerca scientifica non è attiva oggi come in passato.

Chi copia, impara a produrre nuova conoscenza.


Cosa è l'hardware (o materia, corpo)?

Si definisce hardware, (materia, corpo) una entità fisica fatta di atomi. L'hardware è un oggetto in quanto tale.

La materia non si crea, non si distrugge, si trasforma. E' possibile separare l'hardware in parti ma la quantità globale si conserva. (per i più raffinati: si può trasformare in energia, l'energia è da considerare hardware).

All'hardware si applica il verbo avere.

Se io ho una entità hardware (per esempio un oggetto) e lo cedo o me lo rubano, io alla fine non ce l'ho più.

L'hardware è disponibile sempre in quantità limitata.

Cosa è la conoscenza (o informazione, software, spirito, anima)?

Si definisce conoscenza (o informazione, software) ciò che è utile al pensiero umano.

Il software si crea.

Alla conoscenza si applica il verbo essere, conoscere, sapere, saper fare.

Se io "conosco"/"so"/"so" fare una entità software e comunico con un altra persona alla fine siamo in due che "conosciamo"/"sappiamo"/"sappiamo fare" quella entità software.

La conoscenza si moltiplica quindi naturalmente e non esiste alcun limite alla propria diffusione. Più conoscenza è disponibile più se ne genera di nuova.

Esempi di conoscenza. Poesia. Musica. Narrativa. Barzellette. Ricette di cucina. Favole. Il metodo di lavoro di un artigiano. Pittura. Scultura. Una strategia economica. Algoritmi. Formule Matematiche. Leggi della Fisica, Chimica etc. Alfabeti. Lingue e linguaggi.

La rivoluzione digitale ci ha mostrato l'equivalenza fra le varie forme di conoscenza: possono essere tutte trasformate in numeri e come tali trasportate, diffuse, replicate.

Nel seguito del documento per meglio sottolineare che quanto detto si riferisce ad ogni forma di sapere si userà il termine conoscenza. Nel lessico ordinario infatti "software" viene associato esclusivamente al software per elaboratori elettronici e le affermazioni potrebbero non essere lette nel loro effetto globale.

Chi è l'autore?

L'autore di un elemento originale di conoscenza è colui che per primo lo ha generato.

Non è mai da confondere con l'editore che ha il solo compito di diffondere gli elementi di conoscenza. Un editore oggi nella maggior parte dei casi usa hardware (libri, dischi ottici, nastri) per trasportare il conoscenza verso i fruitori. In questo caso acquisendo l'hardware è possibile poter conoscere la conoscenza lì registrata (memorizzata) mediante un codice.

L'hardware non ha autore. Un oggetto fisico è spesso composto da atomi (hardware) e dalla conoscenza necessaria per costruirlo o per fargli assumere una forma specifica ergonomica o esteticamente piacevole. La conoscenza correlata all'oggetto ha un autore.

Cosa è la libertà intellettuale?

E' il diritto di poter liberamente comunicare la propria conoscenza ad altri.

Cosa è la proprietà?

E' un diritto forte che si applica all'hardware. Essendo disponibile in quantità limitata, il possesso dell'hardware deve essere regolamentato e codificato. Nella storia diversi modelli politici hanno regolamentato l'accesso, l'uso e il possesso dell'hardware in diversi modi, privilegiando la proprietà collettiva o quella individuale, ma in genere prevedendo forme di proprietà.

La proprietà è un diritto di durata illimitata salvo atti di volontà del proprietario o rare codificate eccezioni quali l'usucapione o l'esproprio per pubblica utilità.

La conoscenza non ha proprietario, ha un autore.

La Proprietà Intellettuale non esiste.

E' un termine giuridicamente sbagliato, da eliminare perché confonde il diritto con l'eccezione del diritto. Per la conoscenza il diritto è la Libertà intellettuale. Le regole presenti in tanti ordinamenti giuridici quali i Diritti degli Editori o il Brevetto o il Marchio vanno chiamate "Eccezioni al Diritto di Libertà intellettuale" e come eccezioni devono essere trattate. Sono infatti diritti limitati per durata e scopo.

Non esiste la Pirateria del Software (o musicale o cinematografica)

La pirateria è una forma di rapina armata. Vengono presi beni materiali (hardware). Non può essere denominata pirateria, furto o rapina la divulgazione di conoscenza contro il volere dell'autore. In questo caso il termine esatto è "copia non autorizzata".

L'accesso alla conoscenza è una primaria necessità dell'uomo.

Lo è come l'aria, l'acqua o la vitamina D, e forse più ancora di questi elementi materiali (cioè hardware). La scarsa disponibilità di conoscenza condanna i giovani al rachitismo intellettuale.

Le leggi che regolano le limitazioni alla libertà intellettuale in vigore oggi sono sbagliate.

Sono state scritte per tutelare editori e grandi aziende e non per tutelare i cittadini e il vero progresso scientifico. In un mondo dove il progresso scientifico e tecnologico dovrebbe avanzare sempre con maggior velocità, le limitazioni alla libertà intellettuale operano o per lo stesso tempo (es. brevetto 20 anni) o per un tempo molto più lungo (diritto degli editori, 70 anni dalla morte dell'ultimo autore) che in passato. Si assiste oggi a brevetti acquistati per insabbiare la concorrenza, alla impossibilità di accedere ad opere letterarie per volontà di editori. Le limitazioni sono sorte per tutelare gli autori e divulgare conoscenza operano oggi nel modo esattamente contrario: tutelano gli editori, negano la conoscenza, la divulgazione o l'uso della stessa affossando l'avanzamento scientifico.

Le limitazioni alla libertà intellettuale non generano innovazione.

Limitare la divulgazione della conoscenza è per la scienza come limitare la circolazione monetaria per l'economia. E' un fattore di inerzia. Con le leggi attuali non è un innovatore chi brevetta di più. I brevetti sono diventati solo armi legali per guerre scatenate da grandi aziende per marcare e limitare il territorio di business verso altre grandi aziende o per eliminare la concorrenza di piccole aziende.

Non si può brevettare la conoscenza (il software).

Dovrebbe al contrario essere reato solo pensare una cosa simile. Il brevetto sulla conoscenza è una forma di censura perché obbliga chi ha la conoscenza per risolvere un problema a non poter utlizzare il proprio sapere.

Non è necessario limitare la libertà intellettuale per finanziare la creazione artistica e l'innovazione.

Oggi spesso le limitazioni sono utilizzate per creare sistemi chiusi e selezionare la peggiore arte o scienza. Il diritto di editore e il brevetto non sono affatto necessari (come mostrano Boldrin e Levine con il loro lavoro "Against Intellectual Monopoly").

Il numero di brevetti o di articoli non sono per sè indici di innovazione.

Infatti gli uffici brevetti hanno tutto l'interesse a concedere brevetti (ricevono denaro in cambio) e chi organizza e finanzia giornali e conferenze spesso condiziona l'accettazione degli articoli.

Limitare l'accesso alla conoscenza non è mai un bene per i cittadini.

La scienza si crea salendo sulle spalle dei giganti, come ha detto I. Newton. Limitare l'accesso alla conoscenza affonda la scienza.

La legge 633 del 1941 è ora la legge per gli editori e per la SIAE, chiamarla "diritto di autore" è un eufemismo.

Gli autori non vengono tutelati sufficientemente. Le violazioni dei diritti morali (ad es. il plagio letterario) non sono neanche stabilite come reati.

Generare nuova conoscenza non è molto costoso.

Dire il contrario è la tipica giustificazione di chi vuole imporre limiti alla divulgazione della conoscenza. Prima dell'avvento della Wikipedia tutti erano convinti che il costo di creazione di una Enciclopedia fosse enorme. Liberando la circolazione di conoscenza da inutili costrizioni si abilita una creazione di conoscenza in modo distribuito, tutti diventano fruitori e fornitori di conoscenza (software). Con le limitazioni si innalzano i costi di accesso alla conoscenza e quelli per la generazione di nuova conoscenza. Limitando l'accesso alla conoscenza si condanna la maggior parte della popolazione ad essere meri spettatori della conoscenza (software). Spesso si usano scuse correlate alla affidabilità, alla sicurezza, alla qualità imponendo artificiosamente costi per limitare l'offerta di conoscenza. Molte "certificazioni" hanno esattamente questo scopo.

La ricerca scientifica non è attiva oggi come in passato.

Il progresso, quello vero, si sta impantanando nelle limitazioni imposte alla divulgazione della conoscenza. Quante invenzioni e scoperte storiche sono avvenute nell'ultimo decennio? Veramente poche, eppure sono stati registrati un numero esorbitante di brevetti, come mai in passato. Il periodo d'oro delle innovazioni e delle scoperte dell'inizio del 1900 (la radio, la relatività, la quantistica per dire alcune pietre miliari) non ha un equivalente oggi.

Chi copia, impara a produrre nuova conoscenza.

Gli studenti di arte imparano a dipingere o a scolpire copiando dipinti e sculture di autori famosi, i musicisti riproducono brani musicali, gli informatici studiano il codice sorgente e copiando le tecniche imparano l'arte di programmare.


Verbatim Copying. 2007. Renzo Davoli